lug232019
Secondo lo studio Clicon oltre ai pazienti con Artrite Reumatoide (AR) già in trattamento con i farmaci biologici, ci sarebbe un ulteriore 10% dei pazienti con diagnosi specifica che potrebbe beneficiare dell'accesso a terapie basate sui cosiddetti biologics Disease-Modifying AntiTheumatic Drugs (b-DMARDs). A differenza degli anti-infiammatori non steroidei e dei corticosteroidi che contrastano l'infiammazione ma non incidono sulla progressione del danno anatomico, se utilizzati nelle fasi più precoci del decorso dell'artrite reumatoide i b-DMARDs modificano l'andamento della malattia e la rallentano, migliorando la funzionalità delle articolazioni e riducendo disabilità e mortalità.
I dati relativi a pazienti con artrite reumatoide (AR) afferenti a un campione di ASL distribuite sul territorio nazionale, successivamente proiettati sull'intera popolazione italiana, sono finiti sotto la lente dello studio Clicon realizzato da Clicon Health, Economics&Outcome Research (società di ricerca specializzata in progetti di studio su database clinici e amministrativi in collaborazione con ASL, Mmg e centri Specialistici) e presentato a Milano in convegno promosso dalla Società Italiana di Reumatologia (SIR) e dall'Italian Biosimilars Group (IBG), con la partecipazione delle associazioni dei pazienti APMAR e ANMAR che al livello di assistenza e all'accesso a cure sempre più adeguate hanno ancorato il loro obiettivo primario.
La ricerca commissionata dall'Italian Biosimilars Group (IBG) ha coinvolto tutti i pazienti che nel quinquennio 2013-2017 hanno ricevuto una diagnosi di AR individuata tramite le schede di dimissione ospedaliera o dall'archivio delle esenzioni per patologia. Il campione è stato poi sottoposto a una valutazione di potenziale "eleggibilità" al trattamento con b-DMARDS in base a linee guida consolidate, applicando tre criteri: terapia fallimentare per 6 mesi con metotrexato (MTX) e avvio trattamento con un secondo DMARD convenzionale sistemico; trattamento da almeno 6 mesi con corticosteroide (almeno 7,5 mg. die); pazienti con controindicazione alla terapia con MTX (danno renale, interstiziopatia polmonare, danno epatico).
«Proiettando la valutazione di potenziale eleggibilità all'intera popolazione nazionale affetta da AR (circa 320 mila pazienti) ed escludendo ovviamente quelli già in trattamento con farmaci biologici - ha spiegato l'economista Luca Degli Esposti (Clicon) - emerge che il 9,6% pazienti (cioè circa 30mila malati) presentano almeno uno o più dei criteri considerati di eleggibilità al trattamento con i biologici. Inoltre una quota importante dei pazienti eleggibili al trattamento con farmaci biologici risulta essere in età lavorativa (50-69 anni)».
«Lo studio è molto interessante ed è diretto ad identificare e quantificare l'annoso problema del sotto trattamento con farmaci biologici dei pazienti italiani colpiti da artrite reumatoide - ha commentato Luigi Sinigaglia, presidente nazionale della SIR -. Il nostro Paese è, infatti, agli ultimi posti in Europa per utilizzo di queste terapie. La ricerca presentata oggi ne è un ulteriore e autorevole conferma. Vanno quanto prima individuate le cause di questo fenomeno per poter così proporre soluzioni concrete nell'interesse di migliaia di nostri connazionali alle prese con una patologia grave ed invalidante».
«I medicinali biologici rappresentano una parte importante ma costosa dei nuovi farmaci da qui l'importanza crescente dei biosimilari per il loro importante contributo alla sostenibilità finanziaria dei sistemi sanitari - ha sottolineato Stefano Collatina, coordinatore IBG -. In tutte le aree terapeutiche interessate i biosimilari hanno garantito l'accesso al trattamento a un numero sempre più ampio di pazienti, che hanno potuto beneficiare delle cure in una fase anticipata del decorso della malattia, ottenendo così anche una migliore qualità della vita. Il risparmio generato - ha concluso Collatina - dovrebbe consentire a più pazienti di essere trattati all'interno del budget esistente mentre grazie agli accordi di gain sharing gli ospedali possono trattenere il risparmio (corrispondente alla differenza tra DRG e spese) per destinarlo ad altre esigenze di trattamento».
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